Un treno, cuffie nelle orecchie, un libro e una matita.
Così, esattamente come sei mesi fa, comincia il mio viaggio verso quella terra straniera, che fu luogo di soddisfazioni immense al mio esordio.
In realtà, non è esattamente così. C'è stato un viaggio in macchina e una buona compagnia prima di arrivare alla stazione, ma il vero viaggio è quando ormai tutto è alle spalle e non posso più tornare indietro. Ecco perché dico il vero dicendo che è iniziato in quel modo.
Beh, vi chiederete a che serve la matita. Seppur il libro sia una piacevole lettura, per me quel libro è la base della mia evoluzione di pensiero. La matita serve per studiarlo, per appuntarmi i passaggi fondamentali di un approccio matematico semplificato al gioco e non solo. E' stato illuminante, una guida a tal punto che lo scorso anno mi aveva regalato un secondo posto nell'ultimo dei tornei. Qualcosa che ha ampliato il mio bagaglio di conoscenze e la mia capacità di saper individuare determinate situazioni nel gioco a seconda delle azioni degli avversari.
Ma andiamo per gradi.
Un velocissimo Italo, deludente sotto il punto di vista delle aspettative (non è nulla di più di un treno normale), mi porta a Venezia. Un viaggio in solitaria, sebbene altri undici compagni siano a pochi posti da me. Sono rilassati, spensierati. Di sicuro la sanno più lunga di me, che in questo gioco sono un novellino con tanta voglia di imparare e di migliorarmi. Potrei sembrarvi asociale, ma non è così. Ho bisogno della mia concentrazione, e devo mettere in pari il mio svantaggio tecnico. Perché se i miei compagni sono bravi, i miei avversari lo saranno di più.
Dalla città nella laguna, un taxi ci porta fino al Casinò Perla. Una location fantastica. Incredibile. La struttura, al calare del sole, si illumina di sgargianti colori che cambiano periodicamente in meravigliosi sfumati.
Si sale in camera, si mangia, si cazzeggia un po' e ci si prepara al momento tanto atteso: il torneo del giorno seguente.
Sveglia presto e relax in spa. Devo arrivare concentrato e rilassato, ne ho bisogno. Diventerà una routine.
Il primo giorno di torneo lo supero. Qualche picco in su, qualche momento giù, tutto nella norma. Fin troppe coincidenze con il torneo precedente: una grande prestazione che si chiuse in una pessima giocata che mi costò il torneo. Il tavolo lo scorso anno era il 26, stavolta il 13 (la metà), stesso posto a sedere (il 4), stesso giocatore al posto 6, proprio quello con cui feci quell'errore maledetto.
Purtroppo (ma stavolta senza errori così grossolani), chiudo con le stesse chips dello scorso anno. Non troppe, ma nemmeno pochissime.
Il giorno dopo di nuovo la solita fanfara per la concentrazione, ricomincio e arrivo più giù dello scorso anno. Ma finisce nello stesso modo: una serie sfigatissima di mani inevitabili. Sono fuori da tutto.
Ecco il perché dello studio. So di non essere fortunatissimo (magari lo sarò più avanti nel tempo, mi basterebbe...
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